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Domenica 30 agosto 2020

 

Volevo condividere con voi, la mia gioia.. avuta da un esperienza vissuta in questi anni. Era aprile/maggio 2014, quando all'improvviso mi è cambiata la vita… Ho iniziato ad avere “strani incubi “, più passava il tempo più diventavano persistenti, a tal punto da non riuscire a riposare più! Per me la sera andare a dormire non era più un riposo, mi metteva tanta paura! Ho iniziato ad avere i primi malesseri: attacchi di panico, tachicardia, e una strana sensazione di soffocamento. Pian piano questi incubi non mi davano pace neanche di giorno, mi sentivo in colpa perché non potevo occuparmi della mia famiglia, dei miei figli né delle faccende di casa perché mi sentivo troppo debole e a volte rimanevo a letto tutto il giorno. Non ne parlavo con nessuno, ma ho fatto dei controlli e non risultava niente, chiedevo solo al Signore di farmi capire cosa mi stava succedendo. Dopo circa 5 mesi, mi hanno parlato di S. Michele Arcangelo e di Salvo Valenti, mi hanno regalato delle immaginette del Quadro di Petralia ed io istintivamente le ho portate addosso per mesi. Ho iniziato ad avere i primi benefici e la sensazione di soffocamento è passata. Non sapevo chi fosse S. Michele Arcangelo e così, tramite i siti internet e face book, mi sono documentata, ho saputo dei pellegrinaggi e non vedevo l'ora di andarci, ma purtroppo per motivi di salute è passato un altro anno e a settembre del 2015 per la prima volta, sono andata a Petralia Sottana e sono salita sul monte dove è posto il Quadro di S. Michele. E’ stato un pellegrinaggio emozionante, ci sono state molte testimonianze, e proprio lì ho avuto le risposte che chiedevo, così mi sono ripromessa di tornare con la mia famiglia. Nel giugno del 2017 sono riuscita a parlare con Salvo e raccontargli la mia storia e con grande stupore lui mi ha detto che “aveva visto tutti i sogni che io avevo fatto”. Mi ha consigliato di salire al monte e pregare S. Michele con un Padre Nostro, così non avrei avuto più quegli incubi e che quello che mi stava succedendo era opera di un maleficio che mi avevano fatto. Non saprei descrivere come mi sono sentita, e ancora oggi mi sento! Non avevo mai sentito parlare di queste cose, non pensavo succedessero davvero. Ma la mia più grande fortuna è che in questo percorso ho conosciuto l'Arcangelo San Michele e il gruppo di preghiera di Capo d’Orlando, così ho iniziato ad andare alla preghiera che i gruppi recitano ogni 29 del mese, e finalmente dopo 6 anni “Sono guarita! mi sento liberata!” Ed oggi sono qui ancora una volta, su questo monte, per ringraziare Dio e S. Michele Arcangelo di questo dono ricevuto e per condividere questa mia storia con tutti voi. Grazie.

Maria Concetta Lo Iacono

Rocca di Caprileone (ME)

 

Domenica  13 maggio 2012

h  7:00
È una splendida giornata di sole e la brezza del mattino rende speciale ogni cosa. È domenica, nonché la festa della mamma.
Molti ancora stanno dormendo, privandosi della tranquillità e della pace che solo il mattino sa donare. Molti altri invece si preparano per un evento, qualcosa che aspettano da molto tempo, la cui ora è finalmente giunta.
Tra queste persone ci sono anch’io, la cui attesa è stata più lunga rispetto alle altre persone, considerando che fin da quando tutto è iniziato io ne sono stata al corrente.
È giunto il giorno stabilito per la collocazione del quadro di S. Michele Arcangelo sulla montagna di Petralia Sottana, proprio il luogo in cui egli stesso ha voluto essere condotto, come ha esplicitamente detto in sogno.
Abbiamo stabilito di incontrarci tutti quanti alle nove per poi fare strada insieme e giungere a Petralia per le 11, in tempo per la S. Messa.
Faccio colazione. La giornata sarà lunga e piena di emozioni, per cui meglio prepararsi bene.


h  8:00
Mi preparo rapidamente.  Salvo, e sua madre mi aspettano giù e sono già arrivate molte persone che  ci seguiranno lungo il cammino.
Mi sento particolarmente bene, anche se in realtà non riesco a credere a quello che sta accadendo. Sembra sia trascorso pochissimo tempo da quando S.Michele è apparso in sogno a Salvo, invece sono già trascorsi alcuni anni. Queste ore saranno le ultime che trascorrerò con il quadro, prima di lasciarlo definitivamente laddove è giusto che stia. A casa mia non c’è più nessuno perché i miei e mio fratello sono già andati via.
Suona il telefono. Aspettano tutti me.


h 9:00
Scendo velocemente le scale e dopo una breve corsa raggiungo Salvo, che ha già preso il quadro e lo ha disposto sull’auto. Sull’auto siamo in cinque, per cui siamo costretti a modificare più volte la posizione del quadro. Dopo le prime prove riusciamo finalmente a trovare il modo più giusto per disporre il quadro in modo da non graffiarlo e da non rompere il vetro, e nello stesso tempo facciamo in modo che nessuno si possa fare male lungo il tragitto. Lo poniamo dietro, in senso trasversale, affidando alla madre di Salvo il compito di tenerlo per gli spigoli superiori.
Appena ultimata l’operazione ci mettiamo in viaggio, seguiti da tre o quattro auto su cui viaggiano persone di Ficarazzi, a conoscenza dei fatti e desiderosi di prendere parte all’evento.
Alle 9 e un quarto raggiungiamo lo svincolo autostradale di Bagheria, ove ad attenderci ci sono altre persone, alcune che io conosco (alcuni parenti del mio fidanzato), altre mai viste prima. Non aspettiamo neppure 5 minuti, dato che sono tutti in perfetto orario.
Finalmente imbocchiamo l’autostrada che ci condurrà a Petralia. Il sole comincia a splendere sempre più forte  e in macchina fa caldo.
Mi volto dietro a guardare il quadro. È bellissimo, talmente bello che mi dispiace che Salvo dovrà lasciarlo a Petralia. In compenso avverto dentro di me una profonda serenità e una beatitudine che da molto tempo non provavo. È vero che per tutta la giornata non potrò studiare, ma la cosa non mi turba particolarmente. La causa è giusta e non posso che essere felice.
Guardo Salvo e vedo in lui una grande gioia. Oggi è un giorno speciale e lui lo attende oramai da molto tempo.
Giungiamo all’area di servizio di Buonfornello intorno alle 10:30, ove ad attenderci ci sono alcuni amici di Salvo e di mio padre, provenienti da Messina e provincia, che aspettano noi per raggiungere Petralia. Riconosco molti di loro, altri non li ho mai visti.
Dopo un caffè ci rimettiamo in viaggio, diretti verso la meta.
Giunti allo svincolo di Tremonzelli a noi si uniscono altre persone, provenienti da Catania e da Caltanissetta. Questa volta non scorgo alcun viso familiare.


h  11:00
Dopo circa un’ora e mezza di viaggio giungiamo finalmente a Petralia e ci riuniamo in una piazza ove poter parcheggiare le auto e poi procedere a piedi in direzione del duomo in cui sarà celebrata la S. Messa.
Di fronte a me c’è una folla di persone, adulti, bambini, anziani, tutte desiderose di guardare il quadro di S. Michele, ancora in auto. Io nel frattempo decido di cercare un luogo all’ombra.
Salvo prende il quadro e se lo carica sulle spalle, diretto verso il duomo.
Tutti gli vanno dietro, percorrendo una strada in salita. Io, che mi ero fermata a bere, con una corsa lo raggiungo e procedo accanto a lui, sentendo i commenti delle persone del luogo, le cui espressioni del viso sono a metà tra lo stupore e la curiosità. Molti mi sembrano non essere al corrente dell’evento, altri si uniscono a noi e ci seguono al duomo.
Dopo una camminata di circa 10 minuti giungiamo di fronte al duomo, ove sulla soglia vi è il prete del luogo, don Santo Scileppi, che accoglie due genitori e un bambino da battezzare.
È proprio una giornata piena per il prete: un battesimo e il quadro di S. Michele da collocare sulla montagna.
Alle 11: 30 ha inizio la Messa e nel corso di essa la celebrazione del battesimo. Alla fine della liturgia il prete invita Salvo a salire sull’altare, ove precedentemente era stato posto il quadro, e a raccontare la sua esperienza a tutti fedeli lì presenti, delineando le singole fasi che hanno scandito questa vicenda.
Salvo, emozionato per il dover parlare di fronte a tutte quelle persone, sale sull’altare, accostandosi al prete che nel frattempo gli cede il microfono per poter essere ascoltato agevolmente in tutta la chiesa.
In un primo momento ha difficoltà a proferire parole, considerando che non ha neppure preparato un discorso. Guarda i fedeli, il prete e il quadro, poi finalmente inizia il suo racconto. Non sembra più emozionato, e parla come se stesse raccontando di sé e della sua vita ad amici di vecchia data.
Non mi aspettavo sapesse contenere l’ansia di parlare in pubblico, ma devo ricredermi, ammettendo a me stessa che anch’io sono profondamente toccata da quel discorso, proprio io che fino a qualche tempo fa ero un po’ scettica.
Salvo racconta tutta la storia dal giorno in cui acquistò il quadro raffigurante S. Michele Arcangelo, i ripetuti sogni, il desiderio espresso dall’Arcangelo di essere portato in cima alla montagna, la sua decisione di soddisfare quella richiesta, il coraggio di raccontare l’accaduto senza paura di essere ritenuto un ‘visionario’.
Ascolto le sue parole e sento di aver sbagliato a non credere a tutto fin dal primo momento in cui me lo raccontò per la prima volta. Guardo attonita la platea di fedeli, amici, parenti, semplici conoscenti, perfetti estranei incontranti per caso quello stesso giorno. Mi chiedo che cosa stanno pensando, se abbiano intenzione di salire con noi sulla montagna, fino a che punto si spinga la loro fede. Osservo l’espressione del volto del prete, don Santo, e vedo in lui stupore e nello stesso tempo gioia.
Salvo parla oramai da 10 minuti, ma credo che sia giunto alla fine del suo discorso. Dopo il suo racconto chiama delle persone a testimoniare la loro esperienza personale.
Salgono sull’altare tre persone: per prima Manuela Varrica, poi Franco Pintagro e infine Antonella Nibali, tutti e tre visibilmente commossi.
Manuela racconta di aver sofferto moto negli ultimi mesi, a causa di una malattia e dei continui dolori che la sua esistenza ha dovuto sopportare, e che solo la fede e la speranza le hanno permesso di superare. Manuela racconta anche la storia di Franco, il quale è troppo commosso per poter prendere la parola. Egli, feritosi gravemente mentre era sul luogo di lavoro, dopo essere stato ricoverato in ospedale d’urgenza ed essere stato dichiarato ‘deceduto’ dai referti medici, si è salvato, grazie alle preghiere che i suoi amici e familiari hanno rivolto all’Arcangelo.
Infine Antonella racconta che , dopo aver atteso per ben undici anni la nascita del suo primogenito, Filippo, desiderosa di avere un altro figlio, nel silenzio della preghiera si era rivolta a San Michele, la cui effige, la stessa apposta poi sulla montagna di Petralia, era stata lasciata per una notte in casa sua, chiedendo all’Arcangelo di restare incinta una seconda volta. Ella, infatti,viste le difficoltà incontrate in precedenza e il lungo iter terapeutico seguito, temeva di non riuscire a restare incinta se non in arco di tempo altrettanto lungo.
Le preghiere di Antonella di fatto sono state esaudite, tanto che pochi mesi dopo ha scoperto di essere in dolce attesa.
Il nome che è stato scelto per questo secondo figlio è per l’appunto Michele, in riconoscimento della grazia ricevuta.
Dopo i racconti di Salvo e di queste persone scorgo molte persone piangere e commuoversi. Anch’io non riesco a trattenere le lacrime, io che di solito non piango quasi mai.
La Messa si conclude con l’invito da parte di Don Santo a salire sulla montagna per collocare il quadro. Tutti usciamo dal duomo e ci dirigiamo verso il parcheggio, per poter avviarci verso la montagna.
Fuori molte persone si fermano a parlare con Salvo, cercando di avere qualche spiegazione in più sull’evento, qualche dettaglio che possa aiutarli a capire meglio.


h 12:30
Ci mettiamo in cammino verso la medesima piazza in cui c’eravamo radunati al nostro arrivo, ma stavolta l’andamento è più lento, poiché molti si fermano al bar per bere.
Riprendiamo le auto e imbocchiamo una strada stretta e assolata. Il prete ci precede, probabilmente già ai piedi della montagna.
I raggi del sole cadono a picco e il caldo comincia a farsi insopportabile. Dentro di me comincio a credere che molti non riusciranno a raggiungere la vetta ove sarà collocato il quadro.
Dopo un breve tragitto in auto siamo costretti a procedere a piedi poiché la strada è brulla e non èè possibile procedere oltre con le vetture.
Ci incamminiamo e Salvo porta con sé il quadro, procedendo a passi lenti.
Vedo una folla di gente sia dietro di me sia davanti a me. Forse mi sbagliavo a credere che sarebbero venute solo poche persone. Scorgo vecchi, ammalati, giovani, adulti, bambini, persino un neonato, il figlio di Antonella, il piccolo Michele. Tutti procedono lentamente sotto la calura primaverile, che rende stanchi e fiacchi.
Comincio ad avvertire la stanchezza. Ma subito mi convinco che non devo mollare la presa. Sono una sportiva io, non devo mollare. Comincio a correre convinta di accorciare le distanze prima del previsto. Mi diverte guardare tutte quelle persone che spinte dalla fede ce la mettono tutta per collocare il quadro.
Salvo ha accelerato il passo. Il prete è già arrivato in cima e aspetta lui per poter posizionare il quadro all’interno della nicchia appositamente costruita.
Dopo circa mezz’ora di cammino a passo spedito, mentre io mi fermo a parlare con alcuni cugini di Salvo, Salvo ha raggiunto il prete e già lo scorgo da lontano.
Non molto tempo dopo anch’io raggiungo la meta, insieme a tutti gli altri che ci avevano seguito. Evidentemente  correre non è stata una buona idea, dato che sono stanchissima e a stento mi reggo in piedi.  
È l’una e mezza circa e tutti siamo radunati attorno alla nicchia in cui il quadro è stato già posizionato, nel frangente di tempo in cui si attendeva che giungessero tutti quanti.
Alcune persone, tra le quali anche la zia di Salvo, Mary, perdono i sensi, venendo soccorse da due medici lì presenti.
Don Santo prende la parola e legge il dettato che San Michele ha trasmesso a Salvo, invitando quest’ultimo a leggere la preghiera che l’Arcangelo vuole che venga recitata dai fedeli che si rechino in pellegrinaggio da lui.
Dopo la benedizione del prete e l’invito a continuare a vivere da buon cristiani, tutti i fedeli si mettono in cammino per far ritorno nelle loro case.
Sono le tre del pomeriggio e, una volta giunti ai piedi della montagna, con alcuni dei nostri amici, stanchi ci riposiamo sotto gli alberi, al riparo dal sole cocente. È il momento giusto per pranzare e trascorrere insieme queste ultime ore prima di far ritorno nelle nostre case.
È stata una giornata ricca di emozioni e commovente. Non saprei dire quante persone hanno preso parte all’evento, ma di certo quelle che c’erano erano spinte da una grande fede.

 

Emerenziana Sinagra

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